Influenza australiana: sintomi e numeri della variante
Da qualche settimana, in Italia si stanno registrando i primi casi di influenza stagionale. Quest’anno, una fonte di preoccupazione in più è rappresentata dall’influenza australiana, ovvero una particolare variante capace di aumentare il rischio di complicazioni. La malattia, infatti non ha sintomi diversi dall’influenza che conosciamo, ma può portare a effetti più seri ed è soggetta a complicazioni, prima fra tutte la polmonite. Fino a questo momento si è diffusa soprattutto in Australia – appunto – e più in generale nell’emisfero sud del mondo, causando già milioni di contagi e migliaia di ricoveri in ospedale.
Per quanto riguarda l’Italia, il primo caso di influenza australiana è stato registrato lo scorso 11 ottobre a Novara, ma con tutta probabilità il virus era già presente all’interno della popolazione. Il ceppo di circolazione del virus è di tipo A con predominanza di H3N2, esattamente il “codice” attribuito alla variante australiana.
A questo proposito, la scorsa settimana si era espresso così – nel corso di un’intervista rilasciata ad Ansa – il ricercatore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto superiore di sanità e responsabile della Sorveglianza epidemiologica InfluNet, ovvero Antonio Bella: “Stiamo registrando i primi casi di influenza in Italia. La sorveglianza epidemiologica è partita la settimana scorsa, mentre quella virologica partirà a breve. I primi casi sono per il momento sporadici, sono meno di una decina quelli registrati finora, maggiormente al Nord ma qualcuno anche al Sud Italia”.
Primo ricovero in Italia da influenza australiana
Dopo il primo contagio datato ottobre scorso, da poche ore siamo invece di fronte al primo ricovero ospedaliero da influenza australiana H3N2. L’uomo in questione è di Genova, ha 76 anni ed ha un quadro clinico già di per sé critico, oltre ad aver riportato sintomi molto importanti. Attualmente, è ricoverato presso il Policlinico San Martino nel reparto di infettivologia, come annunciato con un post di Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale. Quest’ultimo si è così espresso: “In particolare predomina il quadro neurologico a dimostrazione del tropismo di H3N2 per tanti organi, tra cui i polmoni e il cervello. Se il buongiorno si vede dal mattino, non sarà una bella stagione influenzale”.
Il caso dell’uomo di Genova è particolarmente emblematico, perché indica un’altra delle principali complicazioni legate alla variante australiana dell’influenza, ovvero l’encefalite. Si tratta di un’infiammazione al cervello che viene in molti casi – come questo – provocata da un virus. I sintomi sono spesso simili a quelli influenzali, ma se non trattata e riconosciuta per tempo può avere conseguenze letali.
A questo proposito, è intervenuto anche Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit, ovvero la Società italiana malattie infettive e tropicali: “Abbiamo già visto nell’altro emisfero, dove l’inverno arriva prima del nostro, che l’Australiana è una malattia molto seria con molti casi, più di 15 milioni e con molte ospedalizzazioni, quindi su questo dato evidentemente dobbiamo temere che anche in Italia ci sarà una forma influenzale particolarmente grave. Ci dobbiamo aspettare una numerosità di encefaliti superiore a quella che abbiamo registrato negli anni scorsi”.
L’importanza della vaccinazione per l’influenza stagionale e australiana
In un contesto del genere, la vaccinazione soprattutto per gli over 60 e le persone con patologie croniche, che coinvolgono l’apparato respiratorio, diventa del tutto fondamentale. Ogni inverno, infatti, l’influenza è capace di provocare numerose vittime e il vaccino risulta un’arma importante per depotenziare la portata dei sintomi e la letalità del virus, a maggior ragione in presenza di una variante così temibile come quella H3N2 australiana.
Lo ha ricordato lo stesso Massimo Andreoni, dopo un incontro organizzato da Pfizer durante il quale è stata presentata la campagna “Abituati a proteggerti”, volta a sensibilizzare sull’importanza delle vaccinazioni soprattutto per le categorie sopra descritte: “Ricordiamoci che comunque in Italia mediamente ogni anno muoiono tra le 5.000 e le 15.000 persone per l’influenza, quindi evidentemente quando ragioniamo di una forma particolarmente grave come potrebbe essere l’Australiana, ci dobbiamo attendere una letalità che risulta particolarmente importante e quindi la vaccinazione diventa fondamentale. Il vaccino anti-influenzale ogni anno viene formulato in funzione di quello che ha circolato e che ci aspettiamo circolare anche in Italia. È bene ricordare che tutti i virus influenzali possono arrivare al sistema nervoso centrale, quindi in grado di dare encefaliti anche molto gravi e molto rilevanti. Più la forma influenzale è grave, più osserveremo un numero più alto di casi con interessamento del sistema nervoso centrale”.





