Il Covid-19 è radicato in tutto il mondo fin dai primi mesi del 2020, anche se con il passare degli anni i sintomi dell’infezione sono gradualmente diventati meno pericolosi, con le dovute eccezioni legate ai pazienti fragili come persone immunodepresse oppure anziani. Di conseguenza, abbiamo ormai imparato a conoscere le modalità di trasmissione e specialmente i periodi in cui il contagio è più diffuso. Solitamente, l’estate è la stagione in cui il Covid-19 agisce più silenziosamente, visto che le persone frequentano abitualmente spazi all’aperto nei quali i rischi sono più bassi rispetto ai luoghi chiusi dove invece trascorriamo la maggior parte del tempo in inverno.
L’estate 2024, tuttavia, sta facendo eccezione e fisiologicamente le persone si chiedono il perché stia avvenendo una recrudescenza del virus proprio nel momento meno atteso, sebbene non manchino comunque le occasioni di affollamento all’aperto, come in occasione dei concerti. La risposta è da ricercare nella nuova variante Covid che da qualche mese sta colpendo diversi Paesi nel mondo: si chiama KP3 e gli indicatori sul contagio parlano chiaro.
Nuova variante Covid 2024: casi in aumento
Stando ai dati settimanali diffusi a luglio, i casi sono in aumento e balza all’occhio, in particolare, la crescita registrata nei giorni che vanno dall’11 al 17 luglio, con un +62%. Oltre ai nuovi casi, crescono anche i decessi, il tasso di positività e si verifica un rialzo dell’indice di trasmissibilità (Rt). Una situazione che ha portato alcuni esponenti di organizzazioni sanitarie ad esprimersi a riguardo.
A livello mondiale, ha parlato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dichiarando che “il Covid-19 uccide ancora una media di 1700 persone a livello globale ogni settimana“. Più rassicuranti le espressioni di Fabrizio Pregliasco, professore di Igiene all’Università degli Studi di Milano, oltre che direttore sanitario di azienda dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio di Milano: “Siamo in una fase di convivenza con il Covid-19, che richiede attenzione e buon senso”. Ma quali sono i sintomi, la durata e le caratteristiche della nuova variante Covid KP3?
Covid Kp3, cos’è e a quale famiglia appartiene
La variante Covid Kp3 è una discendente dalla JN.1 ed è diventata, da diverse settimane, la più dominante in Italia. La differenza di questa variante rispetto a quelle precedenti è da ricercare in alcune mutazioni verificatesi. Come ribadisce sempre Pregliasco, l’infezione da Covid-19 “è camaleontica e si caratterizza proprio per la sua capacità di mutare. Rispetto alle normali influenze stagionali, queste mutazioni si verificano più frequentemente, ogni quattro o sei mesi”.
Tali mutazioni rendono questa variante capace di superare le barriere formate dalla presenza di eventuali anticorpi – sviluppati dopo il vaccino o a seguito di una precedente infezione – potenzialmente capaci di neutralizzarla, diventando quindi più infettiva. C’è da dire che la Kp3 appartiene sempre alla famiglia di Omicron, da subito dimostratasi capace di contagiare in maniera più facile ma anche di produrre sintomi meno pericolosi. Ed è questa la buona notizia, anche secondo Pregliasco, secondo cui si può affermare che “la nuova variante non determina sintomi più gravi”.
Nuova variante Covid KP3, sintomi e come riconoscerla
In casi come questi, è utile partire dalla sintomatologia tipica della nuova variante Covid KP3, per capire come riconoscerla quindi di comportarci di conseguenza, specialmente se abbiamo a che fare con soggetti vulnerabili nel nucleo familiare. Fra i sintomi tipici possiamo citare la febbre, il mal di testa, il mal di gola, il raffreddore, i dolori muscolari, un senso di stanchezza e malessere generalizzato, possibili difficoltà respiratorie e sembra ripresentarsi la perdita di gusto e olfatto, quest’ultima sintomatologia tipica dell’esordio della pandemia e dei primi contagi.
Sempre secondo Pregliasco, però, questa nuova variante non deve destare grosse preoccupazioni: “La severità dei sintomi è tendenzialmente inferiore rispetto alle prime varianti del virus i più fragili. La popolazione inoltre ora gode di un’immunità ibrida, dovuta sia alle infezioni contratte in precedenza sia alla vaccinazione. Un’immunità che offre una certa protezione, anche se non totale“.
Covid KP3: incubazione, durata, cosa prendere
Per quanto riguarda l’incubazione, c’è una conferma rispetto a un lasso temporale più breve rispetto al passato, visto che tendenzialmente i sintomi compaiono entro due o tre giorni dal momento del contagio. La durata degli stessi, che abbiamo elencato precedentemente, si attesta su una media fra due o cinque giorni nei soggetti in salute. Tuttavia, nelle persone fragili questi possono prolungarsi anche per diverse settimane e diventare più severi, specialmente se non trattati tempestivamente.
L’unico modo per sapere di aver contratto il Covid-19 è, come sappiamo ormai troppo bene, il tampone. Una volta accertata la positività, nelle persone che non presentano una sintomatologia importante può essere sufficiente una terapia basata su antinfiammatori o, in caso di febbre, sul paracetamolo. Per i soggetti più vulnerabili, invece, esistono in commercio degli antivirali che devono comunque essere assunti sotto indicazione del medico curante.





