Il rinnovo del contratto collettivo, le novità
Lo scorso 12 giugno 2024, il ministro per la Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha firmato un documento che apre il ciclo dei rinnovi per i dipendenti pubblici circoscritto al triennio che va dal 2022 al 2024. Fra le principali novità, è previsto che oltre 193.000 lavoratori riceveranno una busta paga più corposa, ma anche altri paletti e specificità che sono state fissate all’interno dell’accordo. La mossa è stata resa possibile da uno stanziamento di 555 milioni di euro, rendendo la busta paga dei soggetti in questione più pesante in media del 5,78%.
Per esempio, il criterio per gli scatti economici legato all’anzianità di servizio è stato abolito, privilegiando il merito, cancellando quindi le cosiddette progressioni orizzontali. Si tratta di un cambiamento significativo, visto che nell’ultimo accordo stipulato con i sindacati l’anzianità rappresentava il 40% della valutazione per l’incremento della busta paga.
Torna lo smartworking
Il documento firmato da Zangrillo, inoltre, ha ripercussioni anche sullo smartworking, cancellando la regola di base secondo la quale i dipendenti pubblici dovrebbero lavorare in ufficio e non da casa. In particolare, verranno concesse norme più permissive in questo senso ad alcune categorie di persone, primi fra tutti i lavoratori fragili e i genitori con figli a carico di età inferiore ai 14 anni. Come si legge, il testo punta “a un più ampio utilizzo delle modalità di svolgimento della prestazione lavorativa sia in modalità agile che in remoto ove tali modalità siano compatibili con la natura della prestazione, attraverso il superamento del principio della prevalenza dello svolgimento della prestazione in presenza”.
Una delle novità più importanti annunciate già all’inizio dell’estate era stata quella di un riconoscimento extra in busta paga da attribuire ai dipendenti considerati più meritevoli, con i dirigenti che li avrebbero scelti in maniera discrezionale. Ma c’è di più, perché era stato annunciato un aumento più corposo in busta paga per i dipendenti di alcuni settori specifici. Una mossa che si è da poco concretizzata.
Aumento stipendi statali 2024: a chi spetta
Le categorie in questione riceveranno un’indennità specifica all’interno della busta paga e l’aumento è previsto al di fuori della contrattazione con i sindacati. Si tratta, nello specifico, di misure previste per i lavoratori dei settori disagiati e nello specifico a infermieri, poliziotti e personale amministrativo del Ministero della Giustizia che lavora negli istituti penitenziari.
Quest’ultima misura è prevista nel decreto carceri, dove troviamo un emendamento nel quale si introduce tale indennità specifica che va dai 100 ai 200 euro al mese lordi. Nello specifico, 100 euro andranno agli operatori; 150 euro agli assistenti; 200 euro ai funzionari. Un aumento che è destinato a 3.400 dipendenti degli istituti penitenziari che viene corrisposto in 13 mensilità. Rispetto ai 160 euro previsti nel rinnovo del contratto di lavoro, è una cifra più alta.
Aumento stipendi comparto sicurezza
L’aumento degli stipendi in questione non è destinato soltanto ai dipendenti negli istituti penitenziari, ma si estende anche al comparto sicurezza e difesa: polizia, carabinieri, marina e aeronautica. Si tratta di una misura prevista già nell’ultima legge di bilancio, con 30 milioni di euro da destinare per il 2024 e 36 milioni di euro dal 2026. Come stabilito dal Dipartimento della funzione pubblica, parliamo di risorse estranee agli aumenti contrattuali previsto dal rinnovo del contratto collettivo e sono stimati in un’aggiunta in busta paga di circa 195 euro lordi mensili.
Il motivo degli aumenti per i settori disagiati è da ricercare nelle misure attuate dal governo per scongiurare la fuga da alcuni settori, specialmente quelli più delicati come la sanità o la sicurezza. Per fare un esempio, basti pensare agli infermieri: in Italia mancano circa 65.000 unità. Non è un caso, in questo senso, che molte Regioni si rivolgano all’estero per acquisire nuovo personale e intervenire sulle necessità essenziali come quelle di assistenza ospedaliera. Il tasso di posizioni scoperte nel comparto della giustizia o della sanità tocca addirittura il 30%, quindi manca un dipendente su tre.
La posizione dei sindacati
Le misure previste non trovano l’approvazione dei sindacati. Rivedere i salari, modulandoli verso l’alto, non risolverebbe il problema alla radice, visto che questi aumenti abbracciano solo le categorie appena citate. Le richieste dei sindacati sono quelle di estendere gli aumenti salariali e di avviare un piano straordinario di assunzione che vada oltre la semplice sostituzione del personale che va in pensione.