Cibo piccante: quando sarebbe meglio evitarlo

Gli alimenti piccanti possono essere un toccasana per chi ama i gusti decisi e soffre di piccoli disturbi. Un pizzico di peperoncino, ad esempio, sembra un aiuto a combattere l’ipertensione, mentre alcune sostanze piccanti si utilizzano da sempre per conservare gli alimenti. C’è però anche chi dovrebbe tenersi lontano da questo tipo di alimenti, soprattutto chi manifesta alcune specifiche patologie.

Gli alimenti piccanti e la digestione
Per certi versi aggiungere alcune spezie, peperoncino e piante aromatiche aiuta la digestione di alcuni alimenti. Non per niente le ricette a base di carne grassa di maiale spesso prevedono l’utilizzo del pepe o del peperoncino, insieme a rosmarino e salvia. È vero però che per chi soffre di gastrite la situazione si inverte, in quanto proprio le spezie piccanti possono risultare particolarmente irritanti per l’intro apparato digerente, stomaco compreso. Chi ha difficoltà a digerire, mostra spesso bruciore allo stomaco, dolore o crampi, oltre che nausee e vomito frequenti, dovrebbe limitare l’utilizzo degli alimenti piccanti, o addirittura eliminarli completamente dalla dieta. Questo perché l’effetto “benefico” che possono offrire è del tutto inferiore ai fastidi che provoca il loro consumo negli alimenti.

Il peperoncino e l’intestino
Se peperoncino, pepe e wasabi sono irritanti per lo stomaco, lo sono anche per l’intestino. Quindi chi soffre di patologie quali emorroidi, colon irritabile, stipsi frequente, dovrebbe evitare il consumo di alimenti piccanti in genere. Perché non solo possono risultare come fattori scatenanti dei sintomi della patologia di cui soffrono, ma in molti casi li acuiscono anche. Certo, consumare del chili con carne o un piatto di pasta all’arrabbiata può sicuramente fare piacere, ma se poi questo si traduce con dolori, bruciore e fastidio meglio soprassedere.

Il reflusso gastro-esofageo
Tra le cause del reflusso gastrico spesso si cita lo stress. Effettivamente è vero che molti tra coloro che manifestano sintomi di qualsiasi genere a carico dell’apparato digerente li avvertono in modo maggiore durante periodi di maggiore stress, fatica fisica, preoccupazioni in famiglia o sul lavoro. Anche l’alimentazione fa però la sua parte, soprattutto quando si parla di reflusso, che colpisce anche sporadicamente dopo un banchetto, una bevuta o una serata al ristorante messicano. Se il disturbo è diagnosticato da tempo è importante limitare il consumo soprattutto di peperoncino perché è proprio la sostanza in esso contenuta, la capsicina, che stimola un’iper produzione di succhi gastrici che si traduce poi nel reflusso gastro-esofageo.

Lo zenzero e il wasabi
Se fino ad alcuni anni fa le spezie piccanti più diffuse erano peperoncino e pepe nero, oggi la situazione è molto cambiata. Oltre alla sempre maggiore diffusione di peperoncini caraibici, dal gusto varie volte più piccante rispetto a quello del peperoncino “nostrano”, molti fanno uso abituale di zenzero e wasabi. Il primo è solo blandamente piccante e la sua attività è solitamente bel tollerata anche da chi soffre di gastrite. Ha però un effetto anticoagulante, chi fa uso di farmaci con questa funzione dovrebbe evitarlo. Il wasabi ha invece le medesime controindicazioni del peperoncino e del pepe, soprattutto se consumato in ampie quantità.

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