Il ponte sullo Stretto di Messina rappresenta una delle opere di cui si parla da più anni in Italia e, come spesso accade, costituisce un argomento fortemente divisivo. L’opera consisterebbe nella costruzione di un ponte stradale e ferroviario che colleghi i comuni di Messina e Villa San Giovanni, la località dove oggi si prende il traghetto per approdare dalla Calabria alla Sicilia. Per dare un’idea, l’ideazione risale addirittura all’Ottocento e le discussioni proseguono tuttora.
L’attuale progetto è stato invece concepito negli anni Settanta, ma è andato incontro a una sospensione dopo il decreto del governo Monti del 18 ottobre 2012. Il governo tecnico, arrivato in un periodo di forte crisi economica, ritenne l’investimento insostenibile visto il contesto economico-finanziario. La procedura di progettazione esecutiva è stata però riavviata il 16 marzo 2023, qualche mese dopo che il ministro delle infrastrutture e dei trasporti del governo Meloni, Matteo Salvini, aveva annunciato di voler dar vita all’opera e riprendere in mano il progetto. Adesso potrebbe essere arrivata una nuova svolta.
Il progetto del ponte sullo Stretto scelto dalla Commissione Ue: 24,7 milioni
La Commissione europea ha annunciato in data 18 luglio che quello relativo al ponte sullo Stretto di Messina rientra fra i progetti finanziabili e la cifra stanziata sarà di oltre 24,7 milioni di euro. Tale budget rientra nell’investimento totale da 7 miliardi di euro stanziato dalla Commissione e noto come Meccanismo per collegare l’Europa. Quello del ponte rientra fra i 134 progetti infrastrutturali pensati per l’intero continente che hanno ricevuto l’approvazione da parte della Commissione, in quanto ritenuti effettivamente utili e capaci di apportare benefici.
Non sarà la sola opera italiana che riceverà un contributo a livello continentale, visto che fra i progetti presentati e approvati rientra anche il collegamento ferroviario ad alta velocità tra Francia e Italia tramite l’infrastruttura della Lione-Torino, per la quale sono stati stanziati 765 milioni di euro. A differenza del ponte sullo Stretto, questa opera è già in costruzione nelle Alpi per un totale di 164 km di gallerie. Per quanto riguarda la lunghezza del ponte, invece, dovrebbe essere stimata intorno ai 3,6 chilometri, ai quali aggiungere 20,3 chilometri di raccordi stradali e 20,2 chilometri di raccordi ferroviari.
Ponte sullo Stretto di Messina, pro e contro
Come dicevamo in apertura, da sempre sull’argomento si è formata una contrapposizione tra favorevoli e contrari. Fra i primi c’è chi sostiene che un’opera del genere sarà in grado di attirare il turismo fra Calabria e Sicilia, oltre ad aiutare chi si muove abitualmente fra le due regioni in termini di comodità. Non sarebbe più necessario prendere il traghetto e né tanto meno imbarcare la propria automobile. Inoltre, potrebbe garantire la creazione di posti di lavoro.
Fra i contrari, si sostiene che le urgenze italiane in tema di infrastrutture e trasporti siano altre, anche perché – seppur con il traghetto – il percorso viene già garantito. I reali benefici economici dell’opera pubblica in termini di scambi commerciali e turistici fra Calabria e Sicilia, inoltre, sarebbe tutto da dimostrare. Per questo, un investimento di tale portata potrebbe rivelarsi eccessivo nel contesto che attualmente caratterizza l’Italia, sia a livello di ristrettezze economiche che di carenze infrastrutturali. Entrambi gli argomenti sono validi e si tratta sicuramente di una decisione delicata, che però – dopo l’approvazione in Commissione Ue – sembra davvero destinata a partire.
Il costo del ponte sullo Stretto
Detto che il cantiere non è ancora aperto e i tempi continuano a slittare, bisogna specificare come i costi per la realizzazione del ponte siano aumentati rispetto a quando il governo Monti bocciò il piano. Se all’epoca si parlava di 8,5 miliardi, adesso si è passati a circa 14,5 miliardi di euro considerando anche le opere accessorie che verranno realizzate nella zona. C’è da considerare, inoltre, che ben 1,6 miliardi di euro aggiuntivi verranno investiti dalle due regioni in questione, ovvero Sicilia e Calabria.
Da considerare, infine, il fatto che il progetto abbia già comportato investimenti negli anni passati senza però essere realizzato. In particolare, sarebbero stati spesi ben 135 miliardi di lire fra il 1981 e il 1997 solo per gli studi di fattibilità. Una situazione che ha inevitabilmente esacerbato le rimostranze di coloro che si dicono contrari all’opera, sia per i costi che dovrebbero essere sostenuti dall’Italia e al contempo da Regioni non propriamente agiate come Sicilia e Calabria, sia per i tanti tentativi andati a vuoto in passato rivelatisi uno sperpero di denaro pubblico. L’aiuto dell’Europa, tuttavia, potrebbe cambiare le carte in tavola e rappresentare una svolta.